MARIA TRIPOLI
painter
La casa dell'adolescenza rubata
(romanzo autobiografico di Maria Tripoli)
Da una lunga serie di reiterate delusioni affettive nasce la ricerca sul perché nel corso della mia vita ho sempre incontrato uomini incapaci di amarmi. Per questa ragione, inoltrandomi tra le pagine del mio vissuto, ho cercato di creare un ponte che mi aiutasse ad attraversare l’abisso delle incomprensioni. In questo modo ho scoperto le chiavi che mi hanno aperto una nuova visione della vita... e ho trovato il mio posto nel mondo. È un percorso iniziato nel momento in cui, a mie spese, ho scoperto che ciò che conta per superare le difficoltà è trovare il coraggio di ascoltare profondamente se stessi e perdonarsi.Solamente perdonando i miei sbagli ho capito che potevo dar voce alle sofferenze e accettandole, con serenità, ho combattuto i miei demoni.Per tutta la vita ho voluto cercare quell’amore capace di farmi rinascere fra le pieghe dell’anima, ma ho dovuto fare i conti con il destino.Ho dovuto percorrere le strade prima di trovare quell’Angelo che mi indicasse che via intraprendere.
L'ESPERIENZA, LA RIFLESSIONE, L' ASTRAZIONE
PREFAZIONE DI VERA AMBRA
Negli anni ’90, durante una mostra di quadri organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Catania, ebbi modo di conoscere Maria Tripoli. En première Apotheosis, era una nutritissima collezione di tele. A quel tempo ero redattrice di una rivista culturale e per la prima volta ebbi modo di scrivere di lei. A dire il vero era il secondo o il terzo articolo sulla pittura che scrivevo; sapevo poco di quest’argomento e a maggior ragione di critica d’arte, così come al tempo conoscevo ben poco del mondo artistico. Alle spalle mi trascinavo un percorso di cinque lustri di sport e per davvero erano i primi passi che muovevo in questo vasto, variegato e sconosciuto universo della cultura.
Ecco cosa fu pubblicato su Peccettum:
“In lei c’è un certo rassicurante aspetto tranquillo, un sorriso aperto e accattivante, ma dietro l’affabilità dei suoi gesti c’è una grande voglia di provare a misurare le proprie doti. Bisogna accostarsi con calma all’osservazione delle tele per amalgamare gli elementi che sono riprodotti nei suoi giochi suffragati dai colori. La policromia nell’ordine delle sue opere è accomunata dall’immersione nell’interminabile groviglio del colore che si estende nelle tele dove la riproduzione di “certe situazioni” lascia il posto all’osservazione. Indubbiamente si tratta di una donna irrequieta e sensibile, ma attenta ai comportamenti umani che ha saputo sviscerare.Nei suoi lavori emergono i pensieri, le emozioni, i sentimenti che filtrano da una introspezione raffinata e complessa.
Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Catania, ha frequentato la Scuola Libera del Nudo, ed è il “nudo” che sicuramente la trasporta verso le soglie di un mondo che è apparentemente esterno. Infatti il “suo” punto di contatto tra “dentro” e “fuori” è un vero e proprio campanello d’allarme usato per scatenare la fantasia. Maria Tripoli può definirsi un’artista che ben sa richiamarsi al senso comune della vita, ma nei cui confronti prova una sorta di ripugnanza e – scalando la montagna di materialità – passa a sezionare gli aspetti interiori del suo modo di essere.
L’esperienza, la riflessione, l’astrazione si trasformano in una presentazione e i contorni conducono lontano dai ragionamenti per assistere alla nascita di una ribellione interiore che è poi la causa scatenante di quell’energia vitale.
L’attitudine e l’ispirazione sono gli elementi in cui si nasconde una grande personalità, soprattutto una grande forza di volontà e quella dose di temerarietà, forse anche di presunzione, che necessita di un certo coraggio. Anche se si ha l’impressione di cogliere l’immagine nel suo complesso, di fatto sono molti i punti che attivano la sua creatività. Normalmente la sua attenzione è posta per La donna, diretta e concentrata come un oggetto, nella visione provocante della pienezza delle forme e, nelle sue opere l’artista è spettatrice e protagonista che cerca di cogliere tutti i particolari che accadono sotto i suoi occhi. In realtà è attentissima nell’elaborare questa sorta di strategia dove in primo piano c’è il desiderio di trasmettere ciò che è stato acquisito. La memoria e l’esperienza di generazioni passate e presenti in lei convivono con ciò che in realtà sfrutta, anche con quella sorta di mimetismi che è la somma dei pensieri concentrati in un continente lontano con il mondo del reale ed è proprio il trasmettere questa sensazione di un caldo vissuto come le incertezze e le timidezze che ha di fronte ai suoi personaggi che la invitano verso la vita che tanto la spaventa."
Ebbene, dopo aver finito la stesura di questo libro, mi è capitato – per puro caso – questo vecchio articolo, scritto almeno più di vent’anni fa, quand’ancora la Tripoli era per me una perfetta sconosciuta.Ho provato a scrivere adesso, giusto perché mi è sembrato doveroso presentare il percorso della vita di una artista-donna, che ha fatto anche parte della mia carriera artistica e così come al tempo Maria mi aveva svezzato e presentata al mondo della pittura, nel 2011 ebbi l’orgoglio di presentarla al mondo della poesia con la soddisfacente partecipazione al Premio Fortunato Pasqualino e oggi con il suo debutto nel campo della narrativa. Ebbene, io sono una delle cinque donne che Lei scelse per formare 51 Pegasi, l’associazione che è ritornata a vivere, ripartendo esattamente dal punto in cui l’avevamo lasciata. Quando la iniziai a frequentare, per quasi due anni le sono stata accanto con una regolarità quotidiana e a onor del vero confesso che non mi capitò mai di cogliere un minimo segnale di sofferenze né tantomeno di intuire la tragedia personale che lei, con apparente serenità, viveva sotto gli occhi di tutti, eppure molte cose di lei le avevo intuito già.
Le sue opere pittoriche avevano svelato ai miei sensi il dramma di una donna inquieta e senza voce. Ma, allora, non avevo l’esperienza giusta per comprendere al meglio ciò che la scrittura mi svelava... sapevo di scrivere bene sol perché al giornale ricevevo tanti bei complimenti e niente altro! Magari, anzi sono certa, che non ero in grado di rendermi nemmeno conto di ciò che scrivevo.
Oggi, il senno del “poi”, mi rendo conto che se avessi avuto in mano gli strumenti giusti molte sofferenze potevano essere evitate. Soltanto adesso molti aspetti di Maria mi sono più chiari, così com’è che convincendola a scrivere le ho dato in mano il solo strumento che avrebbe potuto salvarla: la scrittura. Adesso, a distanza di quasi un quarto di secolo, sento di aver onorato quel debito di riconoscenza che per me era rimasto “in ...sospeso”. La scrittura certamente ha fatto di Maria una donna più ricca e più consapevole del suo essere donna, soprattutto per aver compreso che ciò che andava disperatamente cercando era dentro di lei; le bastava solamente scoprirlo.
È inutile dirsi che la vita non è facile per nessuno: tutti abbiamo prove da superare, drammi da affrontare e traumi da superare, la differenza consiste in chi la vita la subisce e chi invece con dignità e coraggio l’affronta ogni giorno.
Soltanto una Fenice può risorgere dalle sue ceneri, più forte e potente di prima! Per dirla con le parole del grande Profeta di Gibran:
"Il dolore non è che l’amara pozione con la quale il medico che è dentro di voi guarisce il vostro male e quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia si potrà contenere."
