MARIA TRIPOLI
painter
Reinventare l'amore
(Per Maria Tripoli a cura di Francesco Giordano)
Secondo le antiche mitologie egizie, l'uccello sacro Bennu, ovvero la fenice, si posò sulla Montagna sacra nata dalle acque, e diede inizio al mondo; ritorna dopo cinquecento, o mille anni, e nel suo rogo primordiale sorge a novella vita. E' segno intangibile e infrangibile di immortalità , nonostante la vita umana sia debole, vacillante, dominata dal fango e da tasselli a volte perduti. La rinascita, reinvenzione della vita, dopo tante parole e tante luci, avviene nel silenzio, al tramonto o all'alba: nei momenti cruciali.
E' in questa visione celestiale che intendiamo interpretare la scrittura creativa, autobiografica ma non solo, cosmica diremmo, come le pitture, i quadri, di Maria Tripoli. L'abbiamo incontrata per quelle circostanze fortunate le quali in ogni situazione scorgono arte. E poco a poco, ne abbiamo compreso gli assunti. Ella è una creatura di Luce, donna autenticamente completa poiché consapevole dei suoi limiti e del suo Assoluto, ma ancora in-completa nella sua essenza, che è il divenire, il Khepra della tradizione orientale. Diremo subito il perchè. Leggendo il romanzo "La casa dell'adolescenza rubata" (Ed.Akkuaria, 2012), stampato a cura dell'amica e donna di multiforme ingegno che risponde al nome di Vera Ambra (un giorno il calendario della storia, e noi lo vediamo molto distante poiché premia i morti, scriverà a lettere bronzee il nome di questa donna che tanto ha dato e creato per la cultura in Sicilia e nel mondo), si vede, emerge dalle acque dell'indistinto una fanciulla sofferente, una piccola anima denza di emozioni che diviene grande nella consapevolezza del dolore, una donna che giunge a quelle che per molti sono le consuete tappe dell'esistenza, sempre attraverso sofferenze, dolori, paure: e però, attraversando un percorso intriso, costellato, immerso in una unica atmosfera, quella dell'Amore. E' per Amore che nasce l'Universo, è per Amore che Dio crea l'essere umano, è per Amore che Maria Tripoli ha plasmato, prima inconsapevolmente da attrice ora anche da protagonista, la sua vita, la sua arte, la sua opera poetica, scritturale e visiva.
E' il filo rosso della narrazione che avvince il lettore. Ma questa compiutezza ella la raggiunge dopo multiformi esperienze, tanto profonde e violente nella loro drammatica plasticità , che la coinvolgono come donna, come amica, come amante. L'uomo raramente ne ha compreso l'essenza: intendendosi per uomo quell'impasto di brutalità animale e senza spiritualità che sovente s'incontra ed alla donna reca la violenza nel corpo e nello spirito, quel parto della Natura oscura che pure esiste e che è senza anima, poiché non è vero che tutti gli esseri posseggono un'anima: l'esoterismo ci dice che molti corpi hanno vita anche senza essere animati, ed inconsapevolmente; altri uomini hanno un'anima che emana e dona Luce ed anche attraverso il corpo spargono mèssi; gli Angeli, à lbi o buj che siano, un'anima l'hanno, pur essendo senza il corpo. Maria Tripoli ha subìto e silentemente accettato, ma anche si è sin dall'inizio ribellata alle sociali convenzioni: una ribellione prima imprecisa, poi rivelatrice. E' infatti a parer nostro in parte autobiografico il romanzo, poiché può dirsi anche una chiave cosmica per la comprensione dell'universo, da parte specialmente di una donna autentica verso quel gruppo numeroso di donne che possono condividerne le esperienze, quindi capirle e trarne frutto. Chi non ha anche de lohn attraversato cammino simile non può dire, solo percepire e magari rendersi senza comprensione. Ma Maria parla al mondo, non solo a se medesima.
Ella anche nei suoi quadri, dove da tempo primevo esplode una sensualità vera, nuda di orpelli, femminile e finemente plastica, manifesta il suo essere preda dell'Arcangelo dell'Amore: il nostro Haziel non le è mai mancato, anche se solo recentemente ne è venuta a percepirne le buone novelle. Ma Haziel è 'democratico', non impedisce a Maria, ed alla collettività , l'incontro con i demoni oscuri: anzi questi momenti servono a fortificarsi, ad attingere potenza. Così nelle sue tele c'è la sensualità potente e mai urlata, c'è lo yoni e non il lingam, occultato poiché la sacralità non deve essere espressa che nel sancta sanctorum dell'ultimo velo; c'è però la consapevolezza della finitima luce del corpo che si fa carne, e si rende eterno, poiché é unico. Unica spes, unica dea, unica conchiglia.
Il romanzo, nelle ultime pagine, giunge a toccare i precordi del lettore, che si commuove: "La vera vittoria è stata il raggiungere l'indipendenza nella piena libertà di essere, di vivere e di pensare ogni attimo, in piena coscienza". Un cammino catartico eletto che Maria ha percorso senza avvedersene all'inizio, poi con piena coscienza anche per degli 'aiuti' che le son venuti dall'Alto: la scrittura, gli amici, la pittura, il tango, la creatività e l'entusiasmo che ha sempre posseduto. Il più gran dono però alberga nel suo cuore, e solo da poco si è disvelato, come un tesoro nascosto che aspettava la parola magica per essere gustato, toccato, posseduto, amato: è la coscienza sublime del proprio Sé, il ritrovarsi attraverso il perdono, superando le paure.
Il cammino dell'iniziazione, noi possiamo affermare: Maria lo chiama il suo Angelo, e ne scrive così: "Su ali leggere e indomite cavalco il mio destino...Come un albatro libero e sincero, nel suo volo mitico osservo la mia vita triste senza amor né cavalier alcuno... Odor di speranza, petali di rose sul mio cammino... Adesso che ho imparato, non ho più paura"
Ecco l'incompiutezza del Khepra: ella ha imparato, è sulla Via del dove andiamo, chi siamo, cosa cerchiamo. Non ha paura, è pronta per le nuove sfide. Ma deve essere un perfezionamento, Improvement in inglese, dunque eternamente l'apprendere, poiché alla Maestria si perviene, dal Compagnonaggio, attraverso l'essere Apprendisti: e tali si rimane, anche sotto le sublimi volte d'acciaio del Trentatré o le felici Valli di Misraìm e Memphis, dove il Sole genera la Luna e la Luna si congiunge con il Sole, perché il mondo fu creato da un atto di Amore cosmico della Divinità unica. Tutto questo Maria lo sente già , almeno in nuce. Per il lettore del romanzo e dei suoi scritti, come per chi osserva i suoi quadri, ella dona i segni per tale cammino: da artista crea, da 'posseduta', ovvero da seguace di quell'Alienismo del mondo, che è anche un cammino simbolico.
"Come il dolce afferrò il dolce, l'amaro balzò sull'amaro e l'acido mosse contro l'acido; così prese queste cose il calore, per il calore": tale frammento del filosofo Empedocle ci fa pensare a Maria, al suo animo limpido, sempre perché (parole nuovamente di Empedocle, senza tempo ma di 2500 anni fa) "avendoli foggiati Afrodite con legami d'amore", i simboli sono eterni. Questa realtà è alla base delle creazioni letterarie e pittoriche di Maria Tripoli: lei sull'onda della poesia di Alda Merini potrà pure appellarli 'deliri emozionali' , ma è una creatrice di segni, senza tempo. La stella senza tempo ha ogni notte e dì il suo Zenith.
Le tradizioni ci insegnano che la donna può accedere alla iniziazione, a patto di non cedere alle oscurità , fatto difficile ma non impossibile. Oggi in particolare ciò è accettato anche a livello di religione dogmatizzata. E non è un caso che tra le vie artistiche di Maria Tripoli, c'è la Rosa rossa. Come un settemplice fiore, questo omaggio dantesco che risuona muto, alberga tra i quadri di Maria, gli ultimi. Segno di potenti volontà medianiche? Arcana arcanorum? Non ci pronunziamo, almeno per il momento. E poi, se il fiore dei savi porta al centro della Croce come luogo sacrato, il discorso deve necessariamente svilupparsi, secondo l'adagio antico, "sub rosa".
Maria attraverso la pittura e la pagina scritta, ha riscoperto la libertà , negatale per lunghi anni: libertà dell'anima, libertà dei sensi, libertà integrale. Lo ha potuto fare grazie all'Angelo: ella lo cita spesso. Ma non è un Angelo specifico, è l'Angelo. "Ecco, io mando un angelo davanti a te, perché ti protegga per via e ti introduca nel luogo che ti ho preparato. Sta' in guardia davanti a lui e ascolta la sua voce, non ti ribellare a lui, perché non perdonerà le vostre trasgressioni, poiché il mio nome è in lui.... poiché il mio angelo andrà davanti a te..." (Bibbia concordata, Esodo, 23, 20-23). Vale per tutte le genti l'ammonimento che Jahvè formula a Mosè, ma in particolare per coloro che sono iniziati ai misteri dell'Arte e del simbolo. Attenzione a non disubbidire all'Angelo, dice il Libro Sacro: Maria ora lo sa, e avverte come sacerdotessa delfica di Trinakria, il popolo: attenti a non trasgredire all'Angelo, nel suo alveo tutto è permesso, fuori di lui c'è la Morte.
Si arriva attraverso il perdono, analizzando se stessi, all'equilibrio interiore. E' il divenire, il Khepra (nell'antico Egitto materializzato nello scarabeo sacro segno del sole percorrente i cieli) che staglia l'incompiutezza compiuta dell'Essere. Scrive Maria Tripoli, in un suo brano: "La salvezza era arrivata ascoltandomi, scrutando la mia anima, dando nudità ad un pensiero libero ed autonomo. Ho cominciato a perdonarmi ed iniziando un nuovo percorso dove l’amore ed il rispetto di me sono sacri ed inviolabili. La mia nuova casa dell’interiorità è finalmente sicura, inattaccabile e concreta, ma densa di sensibilità fortificata da un nuovo naturale talento, che è servito a creare un’autentica opera d’arte, cioè una nuova anima in cui scorre un fiume di amore. Il mio nuovo quadro adesso è pronto per essere dipinto con nuovi colori… I miei colori dell’identità sono molteplici e genuini ed aspettano le prossime stagioni per essere espressi su un nuovo palcoscenico". Perciò abbiamo visto l'incompiutezza del compiuto, nel sincero percorso iniziatico, quindi nell'opera di Maria Tripoli. Siamo fermamente convinti che, per quanto ella abbia prodotto di bello in nome dell'Arte e della Letteratura sino ad oggi, la parte migliore del suo essere debba ancora essere scritta, trasposta su tela, lasciata all'Essenza che diviene esistenza. Poiché, come suggeriva il saggio Merika-Ra, grazie all'Amore, l'opera dura nel tempo. La Creazione sorride all'Angelo della Morte, poiché superato con la Barca il Fiume oscuro, giunge alla suprema Luce, quindi all'immortalità .
Francesco Giordano